“il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da palcoscenico durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti…”


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foto apparsa sul quotidiano “IL MATTINO” di Napoli |
“UN PATRIMONIO IMMATERIALE CHE VA OLTRE LA SEMPLICE PRODUZIONE ALIMENTARE“
Rifletti…..se scrivo NAPOLI tra le immagini che ti vengono in mente non c’è forse una bella pizza margherita fumante?
NAPOLI, bella e piena di problemi, come Marylin Monroe

Il video bellissimo della Factory FATELARDO di Egidio Cerrone (alias Puok & Med) è bellissimo. In pochi minuti riesce a trasmetterti un carico enorme di emozioni (e molto orgoglio per me che vivo all’ombra del Vesuvio). Un vero e proprio spot che inneggia alla bellezza dell’arte dei pizzaioli.
iesce a rispondere anche ai tanti che si chiedono il perchè di tanto affanno per raggiungere questa tutela.
Per fortuna o sfortuna (bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto) la pizza viene mangiata in tutto il mondo. Ma il mondo non è così piccino come può sembrare ed in molti paesi accadono “strane” cose come ad esempio il caso degli States dove in alcuni stati credono fermamente che la pizza sia un’invenzione americana.
Per me, quel tipo di pizza, se la possono tenere bene stretta……UNA VERA SCHIFEZZA.
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Per festeggiare questa grande conquista è stato riacceso l’antico forno presso il Casamento Torre nel Real Bosco di Capodimonte. Questo è il forno dove fu cotta la prima Pizza Margherita nel 1889 dal pizzaiolo Raffaele Esposito che lavorava per la pizzeria Brandi per omaggiare la Regina Margherita di Savoia |
Occorreva quindi uno strumento che riuscisse a salvaguardare tutto questo e soprattutto la fantastica pizza Napoletana che adasse oltre la tutela europea STG (Attenzione, Unione Europea, non tutta l’Europa).
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Purtroppo la difesa della pizza napoletana per mezzo tutela marchio STG (specialità tradizionale garantita) non è stata “soddisfacente”. Tra i tanti vincoli della normativa c’è quello che nel locale per esporre l’etichetta “qui realizziamo pizza STG” gli operatori (i pizza makers appunto) devono frequentare un corso e eseguire dei test scritti. Ebbene, in molti casi quest’attestazione viene rilasciata senza frequentare alcun corso….pagando una cifra maggiore (come avviene ancora oggi, tristemente, con la patente di Guida). Notizia grave e triste che non vede protagonista solo la cara Napoli ma coinvolge tutti i paesi dell’Unione Europea.
Speriamo quindi che quest’ulteriore conferma dell’unicità del prodotto (stavolta a livello mondiale) permetta di salvaguardare non solo il prodotto ma soprattutto l’arte sapiente di questi grandi maestri.
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