DIO DISSE NO

La proibizione concerneva tutti gli animali cosiddetti “impuri”, cioè quelli che non hanno lo zoccolo e l’unghia fessa e che non ruminano. Inoltre, erano esclusi gli uccelli rapaci, i pesci senza pinne e squame, i molluschi, i rettili, i crostacei e quasi tutti gli insetti. Tradotto in termini culinari, ciò significava niente maiali, conigli, lepri, anguille, seppie, polpi, scampi, aragoste, granchi, ostriche… La proibizione di mangiare carne di maiale è molto diffusa, attualmente, in tutto il Medio Oriente e nei paesi abitati da musulmani. 
Da dove viene il pregiudizio contro la carne di porco? 
Gli studiosi che cercano di rispondere agli interrogativi sui tabù alimentari si ispirano a due orientamenti diversi: il primo insiste su motivi religiosi e ideologici, il secondo su quelli economici e ambientali. In effetti, le tribù nomadi che praticavano la pastorizia hanno sempre guardato con scarsa simpatia al maiale, il cui allevamento non era adatto ad un ambiente dominato da steppe e deserti. Questo ha probabilmente fatto sì che alla sporcizia dei porci – comunque non superiore a quella di altri animali – venisse attribuito anche un valore morale, al punto che il suino finì per essere considerato impuro, e il suo consumo condannato con divieto religioso. 
L’influenza esercitata tra il 1800 e il 1400 a.C. dai gruppi pastorali sulle popolazioni cittadine, che già da alcuni millenni allevavano e mangiavano il maiale, ha esteso gradualmente a tutta l’area medio-orientale il divieto di cibarsi della sua carne. Qualcosa di più o meno analogo è successo alla vacca in India. 
Nell’antica religione induista la società era divisa in caste, e quella sacerdotale dei brahamani non aveva il compito di proteggere le vacche, bensì di macellarle. Intorno al 600 a.C, il livello di vita peggiorò a causa di guerre e carestie, ma anche per l’aumento della popolazione e per la diminuzione del bestiame. E la gente divenne sempre più ostile all’uccisione dei bovini, che tornavano utilissimi come fornitori di latte e di sterco – utilizzato come letame e combustione – e come animali da tiro, sia per il trasporto che per la coltivazione dei campi. Nello stesso periodo nacque il buddismo, che vietava l’uccisione degli animali e predicava una dieta vegetariana in nome della non-violenza. Poiché anche la popolazione induista si mostrò sostanzialmente favorevole a questo atteggiamento, anche i brahamani lo adottarono: finendo gradualmente per sacralizzare la vacca e vietarne la macellazione.

(fonte squisitalia)

By Giuseppe Alfredo Ruggi

Insegnante di enogastronomia, digital teacher e non solo. Collabora con numerose scuole d'Italia, ha pubblicato numerosi articoli e due testi. Innamorato della scuola sa bene che insegnando si impara.

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