Medium e Prossemica a braccetto

 

Continua il grande F. SARRACINO nella sua lezione nell’ambito del P.A.S. presso l’università SUOR ORSOLA BENINCASA di Napoli e stavolta ci introduce al concetto di MEDIUM che non è una tizia con strani poteri con cui puo’ parlare con i defunti ma un termine che deve fissarsi chiaro nella mente di ogni docente.
MEDIUM deriva dal latino “medium” (non il dito) e significa STRUMENTO.
Nel caso dell’utilizzo delle tecnologie tutto è composto da MEDIA e la stessa comunicazione è fatta di MEDIUM.
L’importante sta nel capire che alla base di tutto c’è il nostro CORPO, il primo dei MEDIUM che andiamo ad utilizzare….e la prossemica ci viene in aiuto!
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Ma che r’è sta PROSSEMICA?
 
Un parolone che merita ESCLUSIVAMENTE la definizione di WIKIPEDIA: “la prossemica è la disciplina semiologica che studia i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all’interno di una comunicazione, sia verbale che non verbale“.
Eh, e cioè? Non voglio dilungarmi troppo ma un breve accenno va fatto ai fini della comprensione. Un atropologo, tale E. T. Hall, in uno dei suoi numerosi studi ha osservato che in base a come vogliamo relazionarci con gli altri tendiamo ad avvicinarci o ad allontanarci (la distanza tra le persone è correlata con la distanza fisica).
VI LASCIO QUESTO SCHEMA 
CHE SPIEGA CHIARAMENTE DI COSA PARLIAMO
 
 
ATTENZIONE ========> perchè ci sono dei fattori che possono alterare il suo modo di interpretare e gestire queste distanze:
  • la civiltà (es. gli arabi amano stare molto vicini tra loro);
  • il sesso (es. i maschi si trovano più a loro agio con un persona di lato che frontale)

 

Sono stati condotti numerosi studi per determinare la relazione UOMO-SPAZIO nei vari paesi; addirittura è stato notato che gli europei in ascensore si pongono a cerchio con la schiena appoggiata alle pareti mentre gli americani si pongono in fila con la faccia rivolta alla porta.
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Ok, ora tornando al discorso MEDIA, il nostro CORPO è il primo MEDIUM che dobbiamo imparare ad utilizzare, in tutti i suoi elementi inclusa la voce. E’ importantissimo saper utilizzare tutti gli strumenti, ad esempio per quanto riguarda la voce è fondamentale pesare i silenzi e le pause. E poi ci possono venire in aiuto varie tecniche come la RIDONDANZA cioè permettere di far recepire un messaggio trasmettendolo più volte.

John Dewey, filosofo e pedagogista statunitense ha molto influenzato lo studio sulla comunicazione: “Nella comunicazione è insito il processo educativo, sempre, perchè i soggetti coinvolti cambiano“.

Nato in un’epoca in cui il cambiamento era l’argomento più discusso (pragmatismo americano e dall’evoluzionismo di Darwin), questo pedagogo era realmente pratico ed operativo, come il suo modo di intendere la comunicazione. Egli sostiene (un uomo muore, non il suo pensiero, quindi uso il presente) che l’essere umano è unico grazie al linguaggio che gli permette di confrontarsi con in suoi simili e quindi di crescere. Tuttavia, questo strumento non è un dono di dio (ecco DARWIN) ma una necessità scaturita da un comportamento BIOLOGICO. 
L’essere umano vive relazionando con l’ambiente che lo circonda, con il contesto…e formula azioni ed agisce in relazione di esso. Con l’esperienza (quella educativa), partendo dalla quotidianità è possibile vivere un complesso processo di sperimentazione che permette di assumere un’atteggiamento alla vita più organizzato, accettando la pluralità di opinioni, favorendo ed espandendo se stessi.
E se vi va di complicarvi un po’ le cose potete sempre cercare su GOOGLE la formazione culturale di Dewey ed il suo modo di concepire la realtà (res cogitans e res extensa.…volendo usare CARTESIO).
Già il grande PLATONE aveva capito che la comunicazione (quella verbale) è didatticamente migliore della scrittura (oggi diremmo EFFICACE) per la trasmissione di notizie. Nella costruzione del nostro pensiero bisogna RICOSTRUIRE il dialogo tenendo conto di determinati fattori come la tipologia dei destinatari e le relazioni e gli elementi oggetto del processo comunicativo.
<====ATTENZIONE ====>
ogni medium ha un proprio oggetto della comunicazione
che non sempre possiamo adattare ad altri canali
 
MARCHALL MCLUHAN ha rivoluzionato il modo di concepire la comunicazione, riflettendo sulla centralità e sull’importanza del MEDIUM, da qui la sua celebre frase: “il medium è il messaggio“. Lui dichiara apertamente che bisogna prestare attenzione alla comunicazione ed ai suoi canali perchè il mezzo tecnologico su cui viaggia il messaggio produce effetti diversi a seconda della tipologia di canale (modo) stesso del mezzo che né determina quindi caratteri strutturali indipendenti dal messaggio stesso. Nel libro “GALASSIA GUTEMBERG” il signor MARSHALL discute sull’invenzione della stampa a caratteri mobili (1455) con cui la cultura mondiale ha iniziato pian piano a trasformarsi da cultura orale a cultura alfabetica. Nel parlato (oralmente) si trasmette un messaggio intriso di forza, di vita stessa mentre se si legge il significato diventa quasi qualcosa di già visto, passato e mentale.
Il prof. SARRACINO ci ha fatto l’esempio di una vignetta satirica in cui sono protagonisti due soldati che si trovano in piena guerra del GOLFO e portano sulla barella un loro compagno d’armi deceduto; uno dice all’altro “SIAMO VENUTI A PORTARE LA DEMOCRAZIA E CE LA STANNO GIA’ RESTITUENDO“.
Ho cercato sul web ma non sono riuscito a trovare questa vignetta ma ne ho pubblicata una subito dopo molto simile
Non tutti sanno che le vignette (specialmente quelle di satira politica) sono un genere di MEDIUM ad alta specificità comunicativa; bisogna conoscerne il linguaggio specifico ed il loro funzionamento, questo è vero ma sono quasi sempre alla portata di tutti.
Tutto questo per dire che
BISOGNA UTILIZZARE LINGUAGGI 
PIU’ CONGENIALI AI DESTINATARI
 
E per farlo dobbiamo diventare padroni dei codici di comunicazione per diventare protagonisti del contesto culturale (codici comuni e condivisi)…..ed i codici vanno condivisi

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