In Italia muoiono quasi 2000 persone all’anno per incidenti sul lavoro, le cause principali sono:
- comportamenti frettolosi o/e distratti;
- mancato uso delle protezioni;
- ambienti male illuminati;
- attrezzature non idonee;
- inadempienze da parte dei datori di lavoro e dei lavoratori stessi.
Esistono svariati enti che tentano di reglamentare e sorvegliare la sicurezza e sono:
- ministeri;
- prefetture;
- comuni;
- asl;
- vigili del fuoco;
- I.N.A.I.L.;
- I.S.P.E.S.L.;
- I.N.P.S.;
- E.N.P.I.;
I marchi che certificano il rispetto delle normative di sicurezza su attrezzature e sistemi produttivi sono:
- I.M.Q.
- C.E.
- UNI/CEE
La legislazione italiana solo con il d.lgs. n° 624/94 ha ottenuto una legge organica fondamentale sulla sicurezza dei lavoratori anche se ci sono altre norme:
- Il codice civile (art. 2087): “L’IMPRENDITORE DEVE ADOTTARE NELL’IMPRESA MISURE TALI DA GARANTIRE L’INTERGRITA’ FISICA E LA PERSONALITA’ MORALE DEI PRESTATORI DI LAVORO“
- Il D.P.R. n° 547/27-04-1955 definisce gli obblighi del datore (esigere il rispetto per le norme e utilizzo dei mezzi di protezione, adottare tutte le misure di sicurezza, segnalare le carenze), quelli dei lavoratori (osservare le norme, etc.), quelli dell’azienda costruttrici (divieto di costruire, vendere, e noleggiare attrezzature e apparecchi non a norma);
- l’art. 9 dello Statuto dei Lavoratori (legge n°300 del 20-05-1970) riconosce “il diritto” i controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.
- nel d.lgs n°277 del 15-08-1991 si definiscono i limiti d’esposizione professionale al piombo, all’amianto e al rumore e si afferma l’obbligo d’assegnazione ad un altro posto di lavoro er motivi sanitari temporanei.